Corrente

Troppo intensa l’immagine di aprile. La luce accecante, la boscaglia infestata di rumori, il ronzio impressionante degli insetti. Il cielo è opaco, le nubi masse gialle.
Rievoco, costruisco un ricordo insostenibile, e poi lo inabisso. La mosca carnaria fissa in ogni direzione con gli occhi composti. E’ impossibile addentrarsi in queste cose.
Ci sono opere così belle che possono fare prigionieri. Quante volte il paradiso è diventato inferno?

Si può stare ancora al sole, disegnare l’estate che potrebbe arrivare. Dopo pranzo si va al fiume per lavare l’angoscia, riposare mezz’ora.
Facciamo finta che il vero sia vero, e il falso non sia – ne avresti conforto?
Immagina queste foto tra vent’anni, l’inevitabile nostalgia per le crisi passate, e il distacco da ciò che eri.

Quel pomeriggio il vento sospingeva i fiocchi dei soffioni sulle acque, contro la corrente, come i ricordi nei giorni di riposo e di distanza.
C’è una bellezza formale nella malinconia e nella solitudine. Questo vagare, la sua ricerca, non ti porterà alla bellezza.
Filosofia è il nome dell’apocalisse.

* * *

Foto e testo full color, 2012-2012

Un mausoleo

Ho costruito un sito web,
un mausoleo
fatto per durare
al mutare delle tecniche
nel mare dei tempi.
L’ho composto battendo i codici
uno dopo l’altro
nel campo bianco
di un blocco note.
Semplici codici
in ogni pagina,
ciascuna pagina
in tutto autonoma.
Ci ho messo tutto,
ogni cosa che ho fatto
e non ho serbato.
Così mi piaceva.

Non sopravviverà
al mio tempo,
quando non potrò
più pagare
per il rinnovo
del suo dominio.
Il monumento che ho costruito
è un mausoleo
soggetto a morte
per un artista vivo,
che ha composto un mausoleo
per un artista in vita
e senza fama
postuma
da un mausoleo.

* * *

JPEG autofocus, batteria 21%

Visita il mio mausoleo:
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La città

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Dorme con Venere e in sogno incontra Buddha. Al risveglio è solo. Non torna. Non dà notizie, perché non vuole tornare.
Smette di cercarla. Distrugge un antico monumento ed erige con i materiali una fortezza senza ingresso e senza uscita. Nemmeno la stupidità può alterare l’indifferenza del cosmo.

Viaggia in carrozza 10. Deve arrivare dove intende arrivare. La carcassa sferraglia impaurita. Spettri infuriati picchiano la rotaie.
L’angolo della fronte è schiacciato sul vetro freddo. Le guarnizioni vacillano e chiudono male. Gli spifferi gelano i piedi. Ad ogni tunnel l’onda pressoria turba le membrane. Il metallo delle grate entra nel naso. Ha un odore ferroso, di sangue.
Un treno grida nel senso opposto. Vi intravede un amico. Scompare in un lampo.
Il ponte è la parte difficile; poi la si ricorda con affetto.

Prende corpo la città da cui tutto deriva. Le volte sono scheletri alti come montagne. I mattoni si sfaldano nella pioggia e scoprono altri mattoni. L’erba cresce su colline di argilla. Le cupole sono scavate come grotte nella notte dei tempi.
Stordito dalla bellezza, contempla la bellezza di una statua. Acefala, inumana.

Lo sfregio sul braccio non guarisce. Abbassa la manica e guarda altrove. Venere perde il volto ed esplode in lacrime di rabbia.
Poi si appoggia con la testa su un libro. La porta sbatte e manda odore di cesso. Le riflessioni non hanno più voce.

Siederemo per terra, faremo finta di dormire. Pioveranno mozziconi e la cenere formerà un tappeto soffocante. Scesi dal mezzo getteremo il biglietto nel primo bidone. Niente sarà come il passato.
Ritorneremo con un’altra faccia e un altro taglio di capelli.
Ritorneremo con un’altra faccia e un nuovo taglio di capelli. Fine.

* * *

Photo: Parigi De Gaulle, tour de France. Fuji-digital.
La musica canta: Physical

Sulla luna

La città è ostile.
Siede in trono
su nubi
retroilluminate.

L’avvoltoio bianco
ha perso il culo
sulla luna.
E’ caduto
come un mimo
fuori stagione
– nessuno che rideva.

Solco la sera
ancora, ancora
matto, senza l’oblio.
La borraccia mi ondeggia in tasca
riempita di un infuso,
senza l’oblio
a rinsavirmi.

* * *

Immagine presa dal vivo
Il player randomizza: Notte rosa, Bigazzi – Tozzi

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Identici

Pulsazioni nere.
Linea di basso
folgora e percuote.
Saetta d’oro, massa plumbea.
A occidente
l’ultimo vento
porpora.
L’auto sembra in moto perpetuo.

Ho ricordi sbiaditi,
un sapore violento.
Lampi di tastiere
sono volti accecanti,
colonne rotte
di tempesta.

Capannoni davanti al piazzale.
Miliardi di atomi
identici,
rotazioni identiche.
Fermo, lontano, stanco
nel giallo
la sbarra abbassata
dal padre.

* * *

Dedicato agli inguaribili scienziati
Il disco espone: Dark mood woods

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Canneti

In strada ci sono i lavori. Una sottile pioggia di fine autunno. Una gru deposita un enorme tubo.
Resto adagiato in un angolo del balcone, il taccuino aperto, la penna in bilico su una sbarra della ringhiera. Vapori azzurri discendono ad ondate, cancellano le case.

Il mondo deve essersi fermato. Sediamo ai bordi del lago, i canneti in lontananza. L’85 tornerà a ripetersi in eterno, non moriremo e non rinasceremo, e le tue porte non si spezzeranno mai.

Da ragazzi seguivamo un rito: sputavamo sincronamente il primo sorso di birra, facendone un ampio spruzzo ed offrendolo ad entità ambigue e piene di dubbi.
Pensavamo di non essere ascoltati, ma sorsero dal ricordo paesaggi incorrotti e di insoluta bellezza.
Saremo spazzati via dal dio senza nome.

* * *

Foto: Gardaland. Scattato con drone volante.
Il diffusore seleziona: Through hollow lands

Non il vuoto

L’anima si muove
o si ferma, evapora o congela
solitamente a suo piacere.
E’ una sostanza chimica,
forse una miscela, sporca o pura
o un pigmento incattivito:
blu saturo, nero lucente, rubino.

Quando trema, nella malinconia
che chiude il petto, indotta dal tabacco
in quel momento cristallizza
e i cristalli si spezzano in aghi,
microscopiche faglie azzurre.

Quando si apre un varco
e nel varco scende la mano,
la potenza o la carezza
del cielo esploso, allora
non il vuoto lascia
quando abbandona il corpo
e vaga.

* * *

Foto b/n, otturatore focale
Il link conduce: The colour of your mind

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Uranio

Aspettare in ospedale non mi ha ha fatto meno pensare a te.

Spogliato, nella sala d’attesa traccio cavi
d’acciaio tra i neon, bianchi
elevati dagli analgesici.
Stelle a quattro punte ruotano sovrapposte,
gradazioni dal nero al bianco
sono invisibili al tizio
che chiede: quanto manca?
Fare radiografie non mi ha fatto meno pensare a te.

Oggi ci vediamo. Solo il momento importa
ci diremo, seduti, forse in un bar
chiedendo cocktail con nomi stronzi.

Vivi un mondo impoverito,
sopravvissuto, non nullo
ma azzurro pallido
e lì ci incontreremo
dio volendo, per così dire
tra vent’anni.

Non fare domande, oggi. Oggi importa solo il momento.

* * *

I miei testi sono disponibili su floppy disk
L’orecchio esegue: Yard

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